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Gaetano Previati

(Ferrara 1852 – Lavagna 1920)

Paolo e Francesca, 1909   

Olio su tela, cm 230 x 260
Museo dell’Ottocento, inv. 3

 

La vicenda degli sventurati amanti Paolo e Francesca, narrata da Dante nel V canto dell’Inferno, si impone all’attenzione di Gaetano Previati sin dalla sua fase tardo-romantica: riprese il tema più volte proponendolo in un dipinto del 1887, ancora legato al genere storico, e in un disegno del 1901. Dall’evoluzione di quest’ultimo deriva questa grande tela nella quale, in piena sintonia con la poetica simbolista, il registro narrativo si focalizza sul piano allegorico della rappresentazione degli spiriti dannati. L’artista elimina ogni notazione descrittiva per evocare visivamente il tormento dei due amanti nel girone dei lussuriosi e crea una visione immateriale, costruendo uno spazio illusorio definito dalla dinamica delle due anime trascinate dalla tempesta infernale e concatenate secondo un ritmo ascensionale a vortice che si sviluppa oltre i confini della tela. Pennellate ondulate più chiare fanno appena emergere dall’atmosfera fosca i corpi intrecciati, con un effetto di vibrazione luminosa che accentua la suggestione del movimento, mentre le dense ombre veicolano una forte carica drammatica. L’opera riassume in sé alcuni paradigmi della cultura simbolista e decadentista europea: l’equivalenza pittura-musica, il primato dell’immaginazione, la vertigine dell’immensità, il conflitto tra la luce e le tenebre e l’idea del fluire del tempo. Sono aspetti che indicano una significativa sintonia con le coeve ricerche di Umberto Boccioni, nella fase che precede l’elaborazione della poetica futurista in pittura. 

Il dipinto fu esposto per la prima volta alla Biennale di Venezia del 1909, poi a Ferrara nel 1910 dove suscitò l’interesse della critica che ne caldeggiò l’acquisizione da parte della municipalità.